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QUASI UN BLOG / ALMOST A BLOG

 

In questa pagina raccolgo idee, commenti, riflessioni e giudizi ‒ miei o di altri ‒ che concorrono a definire il mio modo di vedere e di sentire, le mie impressioni, le mie sensazioni, le mie (poche) convinzioni, le mie preoccupazioni e le mie (molte) speranze, e che perciò ritengo valga la pena fissare in questo spazio, a mia futura memoria e a disposizione di chi abbia curiosità e voglia di leggerle.

On this page I collect my own or others' ideas, comments, reflections, and judgements which contribute to defining my way of seeing and feeling, my impressions, my sensations, my (few) convictions, my concerns, and my (many) hopes. I think it is worth fixing them in this space, both for my future memory and to make them available to anyone who is curious and willing to read them.
 

11/05/2022
"DELUSIONISMO" POLITICO
Tanta gente, da un po' d'anni a questa parte, si è fortemente disaffezionata alla politica. Una volta il disinteresse per la politica era identificato come qualunquismo. Oggi, però, sarebbe più appropriato chiamarlo "delusionismo", almeno nella maggior parte dei casi. Sì, perché la perdita di interesse per la politica – la cui manifestazione più evidente e più perniciosa è l'astensionismo elettorale di massa – è dovuta alla constatazione della diffusa incompetenza e inefficienza della classe politica, nonché dell’opportunismo e del trasformismo di molti politici. La conseguenza più nefasta di questo fenomeno è che molti, per disorientamento o disperazione, finiscono per convincersi che sia meglio affidare il governo del paese ad un 'illuminato' "uomo solo al comando", magari non eletto dal popolo ma designato direttamente dagli stessi politici incapaci di governare.
 

15/04/2022
LA LINGUA SEGUE LA CULTURA, NON LA POLITICA
«La politica ha un'importanza secondaria nel diffondersi di una lingua di cultura. Non fu la forza politica di Firenze che provocò l'adozione del fiorentino come lingua letteraria di tutta l'Italia, ma il fatto che Firenze, nel XIII secolo, era il centro di cultura più elevato e aveva i migliori artisti e i più grandi scrittori. La lingua dipende soprattutto dallo spirito.»
(Antoine Meillet, Lineamenti di storia della lingua greca, trad. di E. De Felice, Torino: Einaudi, 1976 e 2003, p. 315.)
 

22/02/2022
"POLI" POLITICI REALI
Nell'assetto economico-politico che si è creato negli ultimi due decenni c'è chi si trova bene e ha perciò una paura matta che qualche aureo equilibrio possa rompersi, e chi invece si sente ogni giorno più vessato e non ne può più, che dunque vuol tentare di interrompere il circolo vizioso e non si fa intimorire da chi profetizza irreversibili sciagure in caso di cambiamenti. Poi, ci sono quelli a cui non gliene frega nulla e gli basta poco (tipo un campionato di calcio o un festival musicale in tv) per dimenticare tutti i mali del mondo. Questi sono i tre "poli" politici reali; tutto il resto sono dettagli, rifiniture.
 

18/03/2020
INTELLETTUALI
Faccio una certa fatica a riconoscere una categoria di "intellettuali" (alla quale, credo, dovrei ascrivermi anch'io) e preferisco pensare che tutti siamo, chi più chi meno, intellettuali, giacché tutti usiamo l'intelletto. Poi, naturalmente c'è chi lo usa meglio e chi peggio.
 

31/10/2019
SE UN CRETINO OGNI TANTO…
Se un cretino ogni tanto dice o fa una cosa giusta, lui continua ad essere cretino e la cosa continua ad essere giusta. 
 

30/10/2019
SE IL 'PARTITO DEI NON-VOTANTI' (RI)COMINCIASSE A VOTARE…
Al netto di tutte le "analisi" e di tutte le chiacchiere, resta il fatto (gravissimo, ma che non pare preoccupare più di tanto i politici) che circa il 40% dell’elettorato italiano, ormai per consuetudine, non esprime più il suo voto. Io credo che se invece lo esprimesse, le elezioni potrebbero avere esiti molto diversi dagli attuali. 
 

29/10/2019
A PROPOSITO DI ELEZIONI REGIONALI
Dovremmo evitare – almeno finché una norma precisa non lo ufficializzi – di usare il termine "governatore" per indicare il Presidente della Regione. Infatti, «Negli ultimi anni, con l'elezione diretta, si è diffuso, nel gergo giornalistico, l'uso del termine "governatore" per designare il presidente della giunta regionale. Si tratta di un uso improprio, riconducibile ad un frequente fenomeno di acculturazione giornalistica al modello federale statunitense, poiché nessuna norma prevede ufficialmente tale titolo.» (dalla voce "Governatore" di Wikipedia). Qualcuno penserà: "Ma i problemi sostanziali sono altri…". Vero, ma anche la proprietà di linguaggio e la correttezza formale hanno, in politica come altrove, la loro importanza, che non va disattesa.
 

28/10/2019
UMBRIA NERA (DOPO IL VOTO REGIONALE DEL 27 OTTOBRE 2019)
C'è poco da giustificare e recriminare, cari "compagni": la destra va avanti perché la sinistra (o cosiddetta tale) non fa più quello che i cittadini si aspettano da lei. E gli errori si pagano!… L
"elettore medio" ormai non si pone più questioni di principio politico e, oserei dire, nemmeno morale. Corre dietro a chi è più convincente e riesce meglio a dar voce alle sue frustrazioni e alle sue paure, non importa se si colloca a destra, a sinistra o al centro. Salvo poi mandare a casa anche quello lì, se non funziona, con la prima occasione… Fino a che qualche comandante in carica non interromperà il ciclo, impedendo con la forza che lo si possa rispedire a casa. E comunque il maggior partito è ormai da tempo quello dei non-votanti: non lo si dimentichi! 
 

26/08/2019
LA "SINDROME DA BURNOUT" 
Il fenomeno non è nuovo, ma ora abbiamo anche un nuovo termine (inglese, naturalmente) per designarlo: burnout.
*
«Nel maggio 2019 l’Organizzazione mondiale della sanità ha classificato il burnout come “sindrome”, riconoscendone l’esistenza dopo decenni di studio. Secondo l’Oms, anche se non si tratta di una condizione medica, ha un livello di pericolosità tale da diventare una condizione cronica e difficilmente curabile.
Nell’arco di 40 anni il burnout è diventato una minaccia riconosciuta non solo per la salute dei professionisti e delle persone con cui si interfacciano quotidianamente, ma anche per il buon andamento dell’economia.
Paradossalmente chi ama molto il proprio lavoro si ammala di più, perché ha maggiori difficoltà a staccare la spina [...]. Come se non bastasse, il burnout può tradursi in patologie più gravi: “Chi soffre di burnout è più esposto a patologie somatiche, oncologiche, cardiovascolari o psichiatriche, come ansia e depressione, e vede diminuire le sue capacità affettive e relazionali” [...] Chi è affetto da burnout si mostra cinico, scostante, depresso o rabbioso, inefficiente nelle proprie mansioni.
Il primo passo per impedirgli di trasformarsi in qualcosa di più pericoloso è riconoscere il disturbo in quanto tale: “Bisogna prima di tutto ammettere di essere stressati, avere il coraggio di dirlo. La frenesia può essere uno dei primi allarmi. Tra gli altri sintomi si annoverano le dimenticanze o il commettere errori stupidi, oppure il soffrire di piccoli disturbi cronici che indicano dei livelli troppo alti di stress”.
Bisogna anche fare molta attenzione all’incontro nocivo tra contesto lavorativo e nuove tecnologie. Gli smartphone e la casella mail sempre a portata di mano hanno compresso i tempi di risposta e moltiplicato i feedback che riceviamo quotidianamente, con un maggior carico di informazioni da gestire. [...] con device sempre online e una reperibilità spalmata sull’arco dell’intera giornata, è cresciuto notevolmente il volume di chi soffre o ha sofferto di vere e proprie crisi di burnout”.
Curare la sindrome da burnout richiede un processo lungo: bisogna diminuire il carico delle proprie mansioni, rallentare i ritmi lavorativi e trovare il modo di prendersi delle pause dall’ambiente causa di stress. Purtroppo non è sempre possibile prendersi del tempo per se stessi, quando sono richieste performance spesso insostenibili.
Nonostante le istituzioni italiane non siano ancora riuscite a cogliere la gravità del problema, il burnout è una realtà sempre più evidente che riduce l’efficienza dei lavoratori e impoverisce il loro stato emotivo, diventando uno stigma a livello personale e sociale. Fingere che si tratti solo di un fastidio passeggero, senza riconoscere la responsabilità dei datori di lavoro, significa condannarsi a una vita da automi in una società che ha dimenticato del tutto il suo lato umano.»
* Passi estratti da: Giovanni Bitetto, "Lavoriamo troppo e viviamo sempre esausti. Siamo la generazione della 'sindrome da burnout'", The Vision, 26/08/2019  
 

12/07/2019
PRATICA E TEORIA
 
Se è vero che "val più la pratica della grammatica"
1 è altrettanto vero che "quelli che s’innamoran di pratica sanza scienzia son come 'l nocchier ch'entra in navilio sanza timone o bussola, che mai ha certezza dove si vada.”2
1 Vecchio detto popolare (e populista).
2 Leonardo da Vinci.

 

24/06/2019
COMBATTERE LA BARBARIE
 
Contro la barbarie culturale la sola forza di persuasione non basta. Occorre scendere in campo e combattere, affrontando i barbari corpo a corpo con armi più potenti e più sofisticate delle loro.
 

14/06/2019
LETTERATURA, TRADUZIONE E 'NAZIONALITÀ'
 
Se il libro di uno scrittore italiano, che normalmente scrive nella propria lingua, viene tradotto in un'altra lingua, continua, di regola, ad essere considerato un'opera di letteratura italiana. Ma se lo stesso scrittore italiano scrive quello stesso libro direttamente in un'altra lingua, poniamo in francese, l'opera è da considerarsi letteratura italiana o letteratura francese? Più specificamente, cos'è che permette di assegnare un'opera letteraria ad una determinata letteratura 'nazionale' piuttosto che a un'altra: la lingua in cui è stata originariamente scritta? la nazionalità dell'autore? la sua lingua materna? la lingua in cui solitamente scrive? il contenuto, l'ambientazione e i riferimenti culturali prevalenti nell'opera? È un quesito che di tanto in tanto mi pongo quando mi trovo di fronte a un testo letterario tradotto, e non riesco mai a darmi una risposta univoca.
 

29/05/2019
ANNA FALCONE SULLA "SINISTRA CHE NON C'È ANCORA"
 
«Tutto quello che c'era da dire sul futuro della "Sinistra che non c'è ancora" lo abbiamo detto fin dall'appello del Brancaccio, che fu "fatto fallire" proprio perché quel progetto, innovativo e unitario, ma su presupposti radicalmente nuovi, non andava bene né alle vecchie classi dirigenti – preoccupate solo della propria sopravvivenza – né a quell'identitarismo sterile che ancora alimenta le divisioni e la fragilità della proposta politica a Sinistra. Non chiedetemi cosa penso, io continuo a pensare quello che scrissi e dissi allora: concretezza dei progetti e credibilità delle persone che li portano avanti. Senza non c'è futuro. Premesso che "Il nuovo non può nascere se non muore il vecchio", se chi ha fatto del fallimento la propria cifra e condizione di esistenza non si fa da parte. L'elezione plebiscitaria di Pietro Bartolo, votato a furor di popolo anche da tanti elettori della Sinistra c.d. "radicale", pur nelle liste del PD, è la prova lampante di tutto ciò: perché vedete, il medico di Lampedusa, un esempio vivente, è lo stesso che fu costretto a ritirare la sua candidatura in LeU per far posto a chi pretendeva per sé, e per le sue bende mummificate, il "seggio sicuro". E così fu per tanti. Non servono analisi dotte per capire che non è la Sinistra che non votano, non è il Nuovo Ecologismo che non votano: non votano voi, i vostri odi e veti incrociati, il vostro sterile identitarismo, la totale lontananza dai drammi quotidiani della maggior parte delle persone. E lo dico con la massima considerazione e rispetto per quanti, al contrario, hanno lavorato fino all'ultimo per scongiurare questo esito, come per le tante candidate e candidati che, nonostante le scarse probabilità di successo, si sono spesi in queste elezioni europee: non è la prima volta che quelli bravi li candidano solo quando non ci sono poltrone da spartire. Li ho votati, e ne sono orgogliosa. Ecco, smettiamola di levare le castagne dal fuoco a chi è diventato ostacolo alla nascita di una nuova Sinistra e di un progetto politico credibile e "votabile" anche da quei tanti cittadini che non votano perché non c'è nulla che li convinca e li rappresenti. Perché quel mondo nuovo, a cui in tanti ambiamo e per cui vorremmo lavorare anche senza alcun riconoscimento personale, quella società giusta, quei diritti universali, quella proporzionalità nei doveri e quel modello di sviluppo ecosostenibile non potranno mai nascere senza un radicale cambiamento di metodi e persone. Basta? Assolutamente no. Perché con quel "metodo democratico", tanto sbandierato e poco praticato dagli altri movimenti e partiti, prima o poi bisognerà fare i conti: una Sinistra dirigista che ha paura del suo popolo, di ciò che potrebbe fare se messo nelle condizioni di "partecipare" e "decidere" liberamente, getta quello stesso popolo fra le braccia della destra e di chi lo prende in giro con false promesse e plebiscitarismo a buon mercato. Come se un applauso all'uomo solo al comando potesse sostituire le idee di tanti
figurarsi degli ultimi! Eppure, sono questi applausi, così gonfiati, così fragorosi, che abdicano alla libertà e alla responsabilità di essere e decidere quali cittadini liberi, del nostro futuro, che ci dicono quanto poco tempo ci sia. Il futuro è nero, ma io sono ottimista, perché, mai come adesso, morire può essere un buon inizio. L'unico possibile. Al lavoro, dunque, umilmente, costruttivamente, seriamente, e che nessuno si tiri indietro.» (Anna Falcone; postato su Facebook il 29/05/2019)
 

29/05/2019
LA SINISTRA RADICALE DEVE SCENDERE DAL PIEDISTALLO
 
Perché le destre 'populiste' riescono ad avere così tanto successo presso la gente comune (che poi è la stessa cui si rivolgono anche le sinistre radicali) praticamente in assenza di elaborate e raffinate analisi storico-filosofico-politico-economico-sociali che servano loro da basi teoriche? Non sarà che i seguaci del 'nuovo socialismo' debbano scendere dal piedistallo della pura speculazione e andare più spesso nelle piazze, nei luoghi di lavoro e di studio, nei circoli, e parlare con 'la gente' usando il suo stesso linguaggio, per fargli capire dove vogliono andare e come?…
 

23/05/2019
ECCO PERCHÉ LA SINISTRA ITALIANA CONTINUA AD ESSERE DISUNITA
 
«Senza popolo i gruppi dirigenti bastano solo al proprio narcisismo» ha dichiarato Serena Spinelli in un suo intervento tenuto alla presentazione di “èViva” il 13 aprile 2019 a Firenze. Eccola qua, in estrema sintesi, la causa principale del fallimento della sinistra in Italia. Senza scendere tra la gente, ascoltarla, rendersi compartecipi dei loro problemi e parlare il loro linguaggio, quello di tutti i giorni e non quello dell’accademia – che va benissimo negli incontri tra ‘addetti ai lavori’ ma non per comunicare con la gente comune –; senza smettere di pensare che il programma del proprio gruppo politico è sì sostanzialmente uguale a quello di altri gruppi affini, ma ha ‘una marcia in più’ rispetto agli altri; senza smettere di pretendere che noi siamo un tantino più determinati e più 'brillanti' degli altri; senza tutto questo la sinistra resterà sempre divisa e sterile. E i suoi oppositori (aperti o mascherati che siano) avranno facile gioco.
 

28/03/2019
"MEDIOEVO"
 
Per cortesia, smettetela di usare il termine "medioevo" come generico sinonimo di grettezza e di degenerazione morale. Il medioevo non si è macchiato di nefandezze e meschinità più di quanto non se ne sia macchiata la nostra era. Prima studiatelo bene, il medioevo, e solo dopo, caso mai, vituperatelo.
 

16/02/2019
LE ETÀ POLITICHE DELL'UOMO
 
Ci sono, nell'uomo, tre età 'politiche': la prima, quella in cui si crede e si combatte; la seconda, quella in cui si riflette e si sopporta; la terza, quella in cui ci si stanca di sopportare, ci si incazza e si manda tutti affanculo. (Io ho ormai raggiunto la terza età.) 
 

02/02/2019
BATTAGLIE VERBALI / VERBAL FIGHTS

Contra verbosos noli contendere verbis: / sermo datur cunctis, animi sapientia paucis.
1 (Disticha Catonis, I, 10)
1 'Contro i parolai non combattere a parole: / la parola è data a tutti, la saggezza a pochi.' ('Do not contend with words against wordy people: / speech is given to all, wisdom to few.')
 

17/01/2019
LA STRADA DIFFICILE / THE HARD WAY
 
Non m'importa quanto lunga e tortuosa sia la strada; l'importante è che conduca alla mèta.
('I don’t care how long and winding the road is. What matters is that it takes me to my destination.) 
 

17/01/2019
LIBERTÀ / FREEDOM
 
Non c'è persona più libera di chi non deve aspettarsi nulla da nessuno.
('No man is more free than that who has nothing to expect from anybody.')
 

09/11/2018
L'IMPORTANTE
È NON MOLLARE

Ci vorrà tempo, tenacia e costanza. Bisognerà lavorare parecchio, duramente e tutti insieme. L'importante è non mollare.  Per noi è forse già tardi, ma ci sono i nostri figli, i nostri nipoti, le generazioni future, che ci malediranno e ci derideranno se almeno non cercheremo di cambiare questo perverso stato delle cose, se lasceremo che tutto vada avanti così, remissivamente, passivamente, indolentemente…
 

01/11/2018
LE MIGRAZIONI NELLA STORIA DEL MONDO
La storia dell’Italia, la storia dell’Europa, la storia dell’Occidente, la storia del mondo intero è fatta di migrazioni. La nostra odierna civiltà è il frutto di secoli e secoli, di millenni di migrazioni. L’impulso verso la migrazione – vuoi per necessità, vuoi per curiosità e spirito d’intrapresa – è radicato nelle profondità della natura umana e, in quanto tale, immutabile. Chi non ne è convinto, si (ri)legga i libri di storia e si metta l'animo in pace. Opporsi caparbiamente ai flussi migratori è un atto, prim'ancora che disumano, antistorico.


 

24/08/2018
QUESTIONE MIGRANTI E E PROPAGANDA POLITICA

Sono nauseato dal fatto che la questione migranti, anziché essere affrontata dall'intera classe politica con oggettiva responsabilità, consapevolezza e serietà, cioè considerandone tutti gli aspetti e operando le necessarie distinzioni – senza concessioni né al bieco sentimento xenofobo né alla ipocrita compassione senza condizioni – venga utIlizzata pressoché esclusivamente come campo di scontro e di propaganda politica, sia dalla maggioranza (in particolare, dalla Lega) che dall'opposizione (in particolare, dal PD), che da questo punto di vista si rendono entrambe semplicemente ridicole.
 

21/08/2108
SULLA PRESUNTA USCITA DELLA GRECIA DALLA CRISI ECONOMICO-FINANZIARIA

Continua insistente il bombardamento dei media sull' "uscita ufficiale della Grecia dalla crisi economico-finanziaria". Però si limitano a riportare soltanto le fonti ufficiali dell'UE e del Governo greco e non dicono a quale prezzo per la popolazione greca ciò è avvenuto. Soprattutto, tacciono sul fatto che i debiti contratti a vario titolo nel frattempo si protrarranno ancora per decenni. Queste le parole dell'economista – e leader del movimento transnazionale DiEM 25 (Democracy in Europe Movement 2015) – Yanis Varoufakis, rilevabili da varie interviste: «Il debito sovrano della Grecia non è diminuito, ma è aumentato: c'è solo più tempo per pagare ancora più debiti. Nonostante le misure di risarcimento del debito prese due volte, il debito cresce, lo Stato rimane in bancarotta, la popolazione è diventata più povera, le società sono ancora in bancarotta e il PIL è diminuito del 25%; con le aziende che devono denaro l'una all'altra e con lo Stato che deve enormi somme alle aziende private. Gli istituti di credito dell'UE e il FMI hanno fatto della Grecia una colonia di debito permanente; hanno messo la Grecia in coma permanente e lo chiamano stabilità.» Varoufakis è inoltre dell'avviso che, considerate le angherie e le umiliazioni che ha dovuto subire la Grecia dal 2010 ad oggi (e in particolare negli ultimi tre anni), sarebbe stato meglio dichiarare lo stato di default assoluto e affrontarne tutte le conseguenze, che certamente non avrebbero apportato alla nazione più disagi delle drastiche e umilianti misure (“memorandum”) che ha dovuto accettare dall’UE per pagare il debito sempre crescente (e tutt'altro che estinto). Soprattutto, l’UE avrebbe dovuto cancellare una parte consistente del debito greco verso i paesi membri (certo non contratto dalla gente comune, ma dai grandi imprenditori dall’evasione fiscale facile e da banchieri irresponsabili e funzionari pubblici corrotti). Perché un paese ridotto in certe condizioni non sarà mai in grado di liberarsi da un debito così ingente; anzi, più perdura il debito e più quel paese collassa e va in rovina, cosa che naturalmente non conviene nemmeno ai creditori.

 

15/08/2018
CROLLO DEL VIADOTTO POLCEVERA ("PONTE MORANDI") SULL'AUTOSTRADA A 10
È troppo retorico e banale dire che il "Ponte di Genova" è una metafora dell’Italia contemporanea?


 

20/07/2018
DALL'IGNORANZA ALL'ODIO / FROM IGNORANCE TO HATRED
 
L'ignoranza genera diffidenza. La diffidenza genera paura. La paura e la diffidenza, insieme all'ignoranza, generano odio.
('Ignorance generates mistrust. Mistrust generates fear. Fear and mistrust, together with ignorance, generate hatred.')
 

24/06/2018
IL MOTTO DEL SAGGIO OPPORTUNISTA / THE MOTTO OF THE WISE OPPORTUNIST
 
Amicus Plato, sed magis amica utilitas
1
1 'Platone è un amico, ma più amica è per me la convenienza'. Parodia del noto detto pseudoaristotelico Amicus Plato, sed magis amica veritas ('Plato is my friend, but a greater friend is self-interest'. Parody of the famous pseudo-Aristotelian saying Amicus Plato, sed magis amica veritas.')
 

14/05/2018
POLITICA "ANTI-EUROPEA"?

Attenzione a non confondere una politica "anti-europea" con una politica critica verso questa Europa. Questa Europa, infatti, così com'è, ha fallito molti dei suoi obiettivi e va profondamente riformata, per farne un'istituzione che si preoccupi in primo luogo dei problemi dei cittadini, dei giovani e delle fasce sociali più deboli, non di quelli della finanza internazionale.
 

05/04/2018
IL DIRE E IL FARE / SAYING AND DOING

Le buone intenzioni non mancano. È la volontà di metterle in atto, che spesso manca.
('Good intentions are not lacking. What is often lacking is the will to put them into practice.')
 

29/03/2018
ERGOMANIA / WORKAHOLISM

Se tutti quelli che lavorano troppo lavorassero di meno, ci sarebbe un po’ di lavoro anche per quelli che non ne hanno.
('If all those who work too much would work less, there would be some work also for those who lack work.')
 

25/03/2018
LA STRADA PIÙ
RAGIONEVOLE È IL RITORNO ALLE URNE

Ce lo vogliamo ficcare in testa una buona volta che non ha "vinto" nessuno? Che c’è solo una coalizione di centrodestra con il 37% e un partito non collocabile negli schieramenti tradizionali con il 32%, entrambi, dunque, ben lontani dalla maggioranza? E naturalmente non si può sovvertire il quadro complessivo generato dalla volontà degli elettori, pretendendo che si consocino tra loro forze che non hanno nulla, o quasi nulla, in comune nei loro programmi. Al contrario, per una politica stabile ed efficace (quale che sia) sono necessarie anzitutto chiarezza e univocità. Qualunque persona di buon senso, credo, preferisce che da una consultazione elettorale emerga chiaramente e inequivocabilmente un vincitore, fosse anche un partito per il quale non ha votato. Se questa chiarezza non c'è, vuol dire che qualcosa non ha funzionato a dovere e quindi bisogna rimediare con un nuovo tentativo su basi diverse; con una nuova legge elettorale dalla quale, subito dopo il voto, risulti senza equivoci e senza ombre quali sono le possibili maggioranze di governo. Tutto il contrario di quello che sta accadendo in conseguenza di quell'indicibile obbrobrio che va sotto il nome di "Rosatellum".
 

25/03/2018
CINQUESTELLE E PRESIDENZA DEL SENATO

La senatrice Alberti Casellati non è certamente il meglio (ancorché persona incensurata) che i Cinquestelle potessero augurarsi come presidente del Senato. Ma, seguendo un criterio e una strategia diversi – cioè guardando verso l'altra parte dell'emiciclo –, l'alternativa sarebbe stata un personaggio esprimente l'anima renziana del PD. Ora, dato il solco incolmabile che separa il il PD dal M5S, non mi pare che per quest'ultimo sarebbe stata una candidatura molto più appetibile, tantomeno digeribile, di quella della "berlusconiana di ferro" Alberti Casellati. Quanto alle eventuali intese di governo tra Cinquestelle e Lega/Centrodestra, la storia è ancora tutta da scrivere; e non è detto che venga mai scritta.


 

25/03/2018
LE RAGIONI DI UN FALLIMENTO. UN’ANALISI IMPIETOSA DEL CROLLO DELLA SINISTRA ITALIANA VISTA 'DAL DI DENTRO'.

«E io che pensavo che le ragioni della Sinistra fossero molto, ma molto, ma molto più antisistema di quelle dei 5 Stelle! […] Il motivo per cui milioni di giovani preferiscono i 5 Stelle alla Sinistra è che quest’ultima non ha il coraggio di dire che bisogna rovesciare il sistema. Un sistema che lascia fuori della porta metà del Paese. Una Sinistra troppo preoccupata di ‘rassicurare’ gli spettatori dei talk show, apparendo moderata, affidabile, “di governo”. […] Una Sinistra che non può dire di voler rifare lo Stato dalle fondamenta candidando chi per cinque anni è stato il numero due dello Stato. Anche se si tratta di una eccellente persona, come nel caso di Grasso. Una Sinistra che sembra non trovare altre parole, altre persone, altre biografie. Senza coraggio, senza fantasia, […] Se tutto si risolve nell’antirenzismo, se a essere profondamente rimessi in discussione sono solo gli ultimi tre anni, e non gli ultimi venticinque, nulla di nuovo potrà nascere. […] Diciamolo una volta per tutte: bisogna voltare pagina. Senza se e senza ma. […] Resto convinto che con il linguaggio, il programma e le possibili candidature che il Brancaccio aveva prospettato, saremmo riusciti a proporre una speranza: e i risultati sarebbero stati completamente diversi. Ma non posso provarlo: e in ogni caso qualunque cosa verrà ora, non potrà essere in continuità con il Brancaccio. Anche solo perché il mondo che il Brancaccio si proponeva di unire, oggi non esiste più... » (Tomaso Montanari)
"E ora qualcosa di completamente diverso"
 

23/03/2018
UN GOVERNO LEGA-CINQUE STELLE?

Un governo Lega-Cinque Stelle è il sogno proibito dei piddini. Così potrebbero finalmente avere un argomento per sfogare un po' della loro frustrazione dopo la catastrofe del 4 marzo: "Per tutta la campagna elettorale avete insinuato che noi volessimo fare l'inciucio con Forza Italia [quando mai!?] e ora siete voi che vi inciuciate con la Lega, come del resto era prevedibile!”. E, crogiolandosi in un'aurea opposizione, cominciare ad assaporare la palingenesi e il ritorno agli onori del governo. È molto probabile, però, che resti un sogno proibito. A meno che Lega e Cinque Stelle non abbiano intenzione di autodistruggersi velocemente a loro volta.
 

23/03/2018 (modificato il 30/04/2018)
UNA LEGGE ELETTORALE EFFICACE PER L'ITALIA

È necessario che si faccia una legge elettorale tale che dal responso delle urne – quale che sia – appaia immediatamente chiaro qual è la maggioranza (eventualmente, anche più di una maggioranza) che può governare. Personalmente sono contrario ai "premi di maggioranza" (a meno che non si tratti di quote modeste, non superiori al 10% dei seggi parlamentari); quindi, nel caso che nessun partito o coalizione (precostituita, non ex post!) non ottenga da solo/a la maggioranza, vedrei opportuno il ballottaggio tra i due partiti o coalizioni che hanno ottenuto il maggior numero di voti. Al vincitore del ballottaggio dovrebbe essere assegnato un 53~55% dei seggi in Parlamento, a prescindere da quanti voti ha ottenuto nel ballottaggio: una quota che gli consentirebbe di governare con relativa tranquillità. Il restante 47~45% dei seggi andrebbe distribuito tra gli altri partiti in proporzione ai voti ottenuti nella prima votazione. Mi rendo conto che anche così si rischia di far governare un partito che in realtà gode soltanto della fiducia di una minoranza degli elettori, ma altri sistemi più chiari e definiti non ne vedo, almeno non per un paese politicamente immaturo come il nostro.
 

23/03/2018
SCAMNUM ANTE OMNIA

Mai come in queste ore di 'trattative' tra i partiti si capisce quanto ciò che sta maggiormente a cuore a tutti i parlamentari eletti sia conservare il proprio seggio più a lungo possibile. Altrimenti, invece di affannarsi nella ricerca di alleanze insostenibili, si preoccuperebbero innanzitutto di trovare il modo migliore per tornare prima possibile alle urne.
 

22/03/2018
YANIS VARUFAKIS SULLE PROSPETTIVE DI GOVERNO IN ITALIA DOPO LE ELEZIONI DEL 4 MARZO 2018

«Penso che il Movimento Cinque Stelle si stia posizionando al centro, pur essendo nato come un movimento di protesta anti-establishment e contro quel mix fatto di burocrazia e corruzione in Italia. Ma nel momento in cui si sono visti aumentare il consenso, come nelle scorse elezioni, stanno cercando disperatamente di formare un governo, stanno mandando segnali al centro e soprattutto a Bruxelles. Ma non dimentichiamo che gli elettori hanno votato per il Movimento Cinque Stelle e non per un ennesimo partito di sistema. [...] Penso che l'Italia avrà un governo che non si opporrà a Bruxelles ma dall'altro lato avrà difficoltà ad applicare le politiche di Bruxelles perché il sistema economico italiano non è più sostenibile nelle regole attuali dell'Eurozona. Ma ciò che mi piacerebbe vedere è un governo che dica la verità agli italiani. E cioè che l'Italia, per riprendersi, deve chiedere all'Eurogruppo e al Consiglio Europeo di ripensare e ridisegnare le regole fiscali europee e monetarie, in particolare la politica di investimenti che fa acqua totalmente. Ecco perché la vostra campagna elettorale mi è sembrata lunare: l'Europa non c'è stata oppure era come un elefante in una stanza.» (Yanis Varufakis)
Intervista a Varoufakis: "Contro Facebook l'UE prenda esempio dalla Cina, ma garantendo i cittadini e non lo Stato"

 

21/03/2018
IL RIDICOLO MITO DELL'"ECCELLENZA"

«... perché questa assillante giaculatoria dell'"eccellenza" a tutti i costi? Essa risuona per ogni dove – in particolare nelle università del nostro Bel Paese – e ha effetti nefasti dovunque. Si pretende che gli universitari siano tutti "eccellenti": assoggettati a valutazioni esasperanti, docenti anziani e giovani, ricercatori di lungo corso e neo-assunti, sono moralmente obbligati a raggiungere un livello di eccellenza, spesso immaginario [...] La mania della sedicente "eccellenza" sta producendo danni alla ricerca universitaria e alla psiche dei ricercatori. Costretti a ritmi di pubblicazione nevrotizzanti, pur di rientrare in parametri produttivi astratti e talora insensati, perdono la serenità intellettuale che il lavoro di ricerca esige. Pubblicare tanto, essere "produttivi" a prescindere, non significa ipso facto scrivere cose profonde, che abbiano un impatto scientifico durevole. [...] Competere per raggiungere un obiettivo di "eccellenza" irrealizzabile e astratto danneggia la fisiologia della ricerca: l'idea di un'eccellenza diffusa è una contraddizione in termini. [...] Non sarebbe più costruttivo sostituire al concetto di "eccellenza" quello di "serietà"?» (Giuseppina La Face)
Al bando l’eccellenza! Ecco perché non abbiamo bisogno di altri Mozart
 

18/03/2018
LA GRECIA: UN ESPERIMENTO DI LABORATORIO PER LA "TROIKA"

«La Grecia di Alexis Tsipras è entrata nella "fase laboratorio": vedere cosa succede ad un paese lasciato nelle mani dei creditori. [...] Nel nuovo reame globalizzato la Grecia è il primo esperimento compiuto di "stato disciolto": il governo della sinistra, solo pochi anni fa definito estremista, ha assunto il ruolo finale: l'assorbimento del conflitto sociale che si scatena a fronte di una colonizzazione. [...] Dal "salvataggio" imposto a Tsipras nel 2015 ad oggi, la resa senza condizioni alla Troika di chi aveva dato al paese una speranza di riscatto ha prodotto che perfino le case possano finire all'asta sul web. I ricchi ringraziano, poveri e classe media restano senza niente. È il regime dell'UE, bellezza. [...] Imbarazzante, tra l'altro, l'asse politico tra Alexis Tsipras e Emmanuel Macron: ennesima prova dello sbandamento culturale della sinistra incapace di inquadrare un orizzonte politico differente da quello dei banchieri. [...] L'esperimento greco, la palla di cristallo in cui si può vedere il futuro dell'Italia se non vi sarà una drastica inversione politica, è davanti a noi.» (Maurizio Pagliasotti)
La fine indegna di Tsipras: da "rivoluzionario" a zerbino delle banche, della Germania e del FMI
 

16/03/2018
A COSA SERVE L'UTOPIA?
/ WHAT'S THE POINT OF UTOPIA?
«L'utopia è all'orizzonte. Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi. Cammino per dieci passi e l'orizzonte si sposta di dieci passi più in là. Per quanto io cammini, non la raggiungerò mai. A cosa serve l'utopia? Serve proprio a questo: a camminare.»*
("Utopia is on the horizon. I move two steps closer; it moves two steps further away. I walk another ten steps and the horizon runs ten steps further away. As much as I may walk, I'll never reach it. So what's the point of utopia? The point is just that: to keep walking.")*

* "La utopía está en el horizonte. Me acerco dos passos, ella se aleja dos passos. Camino diez passos y el horizonte se corre diez passos más allá. Por mucho que yo camine, nunca, nunca la alcanzaré. Para qué sirve la utopía? Para eso sirve: para caminar." Eduardo H. Galeano (1940–2015)